Quando pensiamo a sopravvivenza e prepping, la maggior parte delle persone immagina scenari in cui deve arrangiarsi con ben poco a disposizione, magari facendosi strada nella natura selvaggia con il coltello tra i denti. Costruire rifugi da zero con nient’altro che la forza delle proprie mani. Vivere off-grid in luoghi isolati lontani da qualsiasi comfort, in scenari primitivi e apocalittici.
Avere le capacità per guadagnarci da vivere con il nulla è un’abilità che sicuramente non guasta, ma a volte sembra che ci dimentichiamo che la tecnologia fa parte delle nostre vite e non necessariamente dovrà scomparire dalla nostra esistenza quando le cose si mettono male.
C’è un numero crescente di inventori e innovatori che stanno creando nuovi modi per portare la nostra tecnologia con noi e usarla a nostro vantaggio, anche quando SHTF o TEOTWAWKI.
(Vuoi ricevere gli articoli di Italian Prepper in anteprima sul tuo smartphone? Iscriviti al nostro canale Telegram.)
L’ascesa del prepper della Silicon Valley
Usare le parole “Silicon Valley” e “prepper” in una frase potrebbe sembrare una strana contrapposizione, ma questa associazione sta cominciando a prendere piede. Prima sembrava uno scherzo, poi è diventato una tendenza: i big della tecnologia sembrano molto preoccupati per la fine del mondo. Addirittura sono così preoccupati da pensare anche di lasciare il pianeta Terra 😁

Ora che stiamo uscendo da due anni di pandemia globale relativamente facile – e stiamo scrivendo “facile” solo perché il mondo non è finito da un giorno all’altro e ci stiamo riprendendo da questa tragedia su scala planetaria – le persone non guardano più i prepper come i pazzi del quartiere.
Pane per i denti per i tecnofuturisti: per loro il modo migliore per prepararsi è presumere che il disastro non sia mai così lontano. La loro attitudine di innovatori, già li porta a passare molto tempo a pensare come trasformare il mondo e il sistema in cui vivono e questa attitudine non può che tornare comoda quando si parla di preparazione e sopravvivenza.
Così, mentre gli investimenti nel settore salgono, continuano a spuntare nuove startup che stanno immaginando una nuova generazione di attrezzature e tool smart per la sopravvivenza.
Tecnologia smart per la sopravvivenza e il prepping
La maggior parte delle persone ha uno smartphone o un cellulare di qualche tipo. Molti di noi hanno tablet, computer, dispositivi intelligenti nelle proprie case e altri dispositivi che possiamo raggruppare nel gruppo dell’Internet of Things sparse qua e là.
Un gruppo ben nutrito di questi dispositivi potrebbe gestire un’interruzione di corrente, ma non sono progettati per un lungo periodo di utilizzo off-grid.
Gli innovatori lo sanno e per questo hanno creato strumenti che ci aiuteranno a mantenerci alimentati e connessi anche in caso di emergenza prolungata.
Ecco alcuni giocattoli intelligenti che dovresti considerare di aggiungere alla tua attrezzatura di sopravvivenza o alle bug-out bag.
1. BioLite e Powerpot
Un buon fuoco può tenerti al caldo e cucinare il tuo cibo, ma grazie a dispositivi come BioLite, può persino caricare un dispositivo (cellulare o GPS). Questo braciere portatile genera calore dal fuoco comportandosi come una piccola stufa e ne converte parte in elettricità: è vero, sono tre 3 Watt, ma in alcuni situazioni non possiamo fare gli schizzinosi.
Sono stati molto utili in alcuni scenari. Nonostante sia un po’ vecchiotto, esiste un caso documentato dell’uso del BioLite durante l’uragano Sandy nel 2012. I newyorkesi che hanno trascorso giorni o settimane senza energia elettrica potevano stare al caldo e caricare i loro dispositivi semplicemente bruciando qualsiasi biomassa che avessero a portata di mano. Figuriamoci nei pressi di un bosco, dove trovare legnetti non sarebbe assolutamente un problema.

Un’altra soluzione è il Powerpot. Basato sul principio di Seebek, è un pentolino che genera corrente sfruttando la differenza di temperatura tra la base surriscaldata da una fiamma e la parte interna, raffreddata dall’acqua per produrre energia. Nella versione 5, per esempio, da specifiche abbiamo 5V per 1A per un massimo di 5W sulla carta, sufficienti a caricare la in parte cellulari, batterie esterne e GPS per il tempo della cottura dei nostri cibi.
Cosa ne pensiamo. Sono soluzioni cool-tech, anche piuttosto costose, da extrema ratio. In uno scenario da blackout urbano, avere un fornellino a gas come il Campingaz sicuramente ci agevolerebbe di più la vita per cucinare. Pannelli solari o batterie portatili (vedi punto 3) sarebbero la soluzione più efficace per ricaricare i nostri dispositivi.
Se ci troviamo in esterna in una situazione di emergenza, sia il Biolite che il PowerPot possono esserci d’aiuto per cucinare e per generare elettricità per caricare un GPS, una torcia o un cellulare (sicuramente non uno smartphone) quando tutte le altre fonti di energia (la semplice luce del sole o il powerbank) ci hanno abbandonato.
2. Stampanti 3D
L’utilità della stampa 3D va oltre la semplice creazione di modellini di plastica. Sta rapidamente diventando uno degli strumenti più preziosi per creare una varietà di materiali diversi, dai pezzi di ricambio per le nostre attrezzature a tool veri e propri.
Cosa ne pensiamo. Ci sono quattro elementi che vale la pena conoscere se pensiamo di acquistarne una per integrarla nella nostra strategia: la tipologia di stampante, il materiale per la stampa, il software da utilizzare e i repository di risorse sui quali contare.
Ne parleremo nel nostro prossimo articolo “Quale stampante 3D scegliere nel prepping?”, ma intanto ti anticipiamo che ne esistono diversi tipi in commercio: a resina, a polvere, a deposito di materiale…
Noi preferiamo una FDM (Fused Depositing Modeling), non particolarmente complessa da utilizzare e con un ampio spettro di utilizzi. In questo gruppo rientrano anche le stampanti più economiche e commercializzate.

Il piatto di stampa ottimale dovrebbe essere di almeno 20x20x20cm.
Con questo tipo di stampante puoi realizzare facilmente qualsiasi tipo di oggetto, dagli ingranaggi ai supporti, a vere e proprie componenti.
Il prezzo varia dai 150€ ai 750€ su Amazon.
3. Stazione di ricarica
Da utilizzare in caso di bugging-in in assenza di elettricità o all’interno della nostra BOL, una buona stazione di ricarica sarà la nostra salvezza quando dovremo mantenere carica o funzionante la nostra attrezzatura elettronica.
Il numero di ricariche o il tempo di utilizzo che possiamo ottenere da ogni prodotto variano in base alle sue dimensioni e ai dispositivi che stai caricando.
Il Goal Zero Yeti 200X si può ricaricare tramite pannello solare. Il produttore afferma che una carica dello Yeti 200x è sufficiente per ricaricare uno smartphone fino a 20 volte e un tablet fino a cinque volte. Può persino ricaricare la maggior parte dei laptop fino a quattro volte o sostenere le esigenze di un piccolo frigorifero portatile per 10 ore, come il Dometic.
Decisamente più caro ma in grado di erogare fino a 1KW, il PowerOak EB240 da 2400Wh/650Ah

Leggi anche: Gli inverter: come ottenere corrente a 220V in emergenza
4. GPS
A meno che l’apocalisse che metta fine al mondo non sia causata da una pioggia di meteoriti o da un’enorme eruzione solare che manda in fumo la nostra rete satellitare, è molto probabile che il GPS e le altre reti satellitari funzionino ancora per un po’.
Non fare affidamento sul tuo smartphone, soprattutto perché la maggior parte delle app GPS richiede anche una connessione mobile per scaricare mappe, qualcosa a cui potresti non avere accesso se l’infrastruttura è andata in pezzi.
Invece, investi in un dispositivo GPS separato, come il Garmin, in grado di accedere direttamente alle reti satellitari. Potresti ricevere solo coordinate e informazioni direzionali, ma è comunque meglio che perdersi.
Leggi anche: Come funziona il GPS?
5. Filtro per l’acqua
Vivere in un’apocalisse è impegnativo, ma sopravvivere richiede solo quattro requisiti principali: cibo, acqua, fuoco e riparo. E lo sappiamo, possiamo vivere solo 3 giorni senza acqua. Sempre che questa non sia contaminata.
In caso di interruzione dell’approvvigionamento dell’acqua o contaminazione delle conduttori, per alluvione o emergenze prolungate, i filtri attualmente in commercio possono filtrare il 99,99% dei microrganismi che potrebbero causarci non pochi problemi.

Sawyer ci lavora dal 1980 e il suo Sawyer Mini rimane uno dei filtri più economici disponibili sul mercato (circa 35€ su Amazon). Anche Lifestraw (sul mercato dagli Anni 90) occupa pochissimo spazio grazie al suo modello a cannuccia e il suo prezzo è addirittura inferiore ai 30€, mentre la borraccia ne costa circa 45€.
Un po’ più cara ma molto comoda da usare, la borraccia Grayl.
6. Abbigliamento in grafene
Il grafene è un materiale solitamente associato alla tecnologia, ma sta iniziando ad affacciarsi anche al settore outdoor all’interno di giacche, tende e persino scarponi da trekking. Oltre ad essere leggero, il grafene può proteggerci in una varietà di situazioni diverse. (Vedi il recente articolo di Wired)
Ad oggi l’abbigliamento in grafene sta iniziando a muovere i suoi primi passi nel settore della moda grazie ad alcuni brand pionieri: se avrà successo – e sarà conveniente – potrebbe potenzialmente modellare il modo in cui guardiamo al futuro dell’attrezzatura di sopravvivenza.
Sta al sicuro!
Poter contare sulla tecnologia smart non vuoi dire mettere da parte la nostra capacità di sopravvivere. Ci sono situazioni in cui anche la tecnologia più resistente non sopravviverà. In questi scenari, dovrai fare affidamento sulle abilità che hai imparato e sul tuo ingegno per rimanere in vita. La tecnologia di sopravvivenza smart dovrebbe supportarti in quelle situazioni, non essere l’unico mezzo su cui basarsi per sopravvivere.
Il giorno in cui dovremo confrontarci con uno scenario SHTF, sarà fondamentale imparare e adattarci rapidamente per sopravvivere.
Come sempre, preparati a tutto e stai al sicuro là fuori!
Kit di sopravvivenza fai da te con 35€ di budget: cosa inserire?