Prepararsi al cambiamento climatico

Qualche giorno fa, su uno degli svariati gruppi di prepping che seguo sui social, mi sono imbattuto in una interessante domanda inerente al cambiamento climatico.

L’utente in questione poneva un quesito abbastanza semplice: usando come spunto il famosissimo film The Day After Tomorrow del 2004 diretto da Roland Emmerich – spauracchio e idolo del movimento prepper – ecologista, domandava quanto fosse aderente alla realtà lo scenario descritto nel film e quale approccio fosse il più corretto per prepararsi ad una situazione del genere.

Nonostante questo sia il decimo anno da quando Portale Sopravvivenza ha preso forma (2011), certe domande poste a distanza di tempo offrono risposte con sfumature completamente diverse. 

Sicuramente, a distanza di quasi 15 anni dalla prima visione di quel film ho potuto (e credo anche tu) constatare importanti cambiamenti climatici, sia a livello macroscopico ma – ed è l’aspetto più preoccupante – anche microscopico.

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Il cambiamento climatico esiste?

Partiamo da un presupposto: il clima è sempre cambiato nel corso del tempo. Il nostro pianeta è un sistema dinamico, in continua evoluzione. Dalla comparsa delle prime forme di vita, la Terra ha visto diverse estinzioni di massa, cambiamenti climatici diametralmente opposti, dalle ere glaciali a periodi di tropicalizzazione. 

Appurato ciò, la domanda che sorge spontanea è: ma quindi il “climate change” è una bufala? No. Una conclusione intuitiva sta nel fatto che, a differenza di quanto registriamo oggi, i cambiamenti sopra descritti, sono avvenuti in periodi davvero lunghi. In accordo con le “leggi evolutive”, questi cambiamenti sono avvenuti nell’ordine delle centinaia/migliaia di anni, quindi permettendo all’ecosistema di adattarsi.

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Ciò nonostante, le “intuizioni” non sono sufficienti. A seconda degli studi, tra il 97,2% e il 99,9% dei ricercatori è concorde nell’affermare che le attività umane hanno causato un aumento della temperatura media globale di 1°C rispetto ai livelli pre-industriali, generando conseguenze sempre più gravi per la Terra e le specie viventi che la abitano.

Lo stesso UNFCCC (Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici) lo descrive come «un cambiamento del clima attribuibile direttamente o indirettamente ad attività umane, che alterino la composizione dell’atmosfera planetaria e che si sommino alla naturale variabilità climatica osservata su intervalli di tempo analoghi».

Il riscaldamento globale è reversibile?

Anche qui la risposta secondo gli scienziati è abbastanza secca: non più. Durante un’intervista su Effetto Farfalla, rubrica di RaiNews24, il geologo Mario Tozzi affermava che “anche se oggi tutta l’umanità smettesse di immettere CO2 in atmosfera, la temperatura continuerebbe a salire per inerzia”. Salirebbe sino a lambire la soglia limite dei 2°C che segna un baratro nel quale ogni previsione è effimera e gli scenari sono imprevedibili. Quello che si deve cercare di fare è di controllare gli effetti di questo innalzamento delle temperature.

Cosa ci aspetta in Italia?

Dall’ultima relazione del CMCC (Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici) che ha realizzato un rapporto che, cito testualmente:

L’obiettivo di questo rapporto è quello di evidenziare quali sono gli scenari di cambiamento climatico attesi per l’Italia e quali rischi principali tali scenari potranno determinare in corrispondenza di diversi possibili livelli di riscaldamento globale, evidenziando alcune chiare priorità di intervento, anche in riferimento alla valutazione economica delle stesse e alle opportunità finanziarie.

cmcc.it

L’infografica consultabile sul sito cmcc.it esprime pochi concetti di una chiarezza disarmante: mettendo in atto politiche e azioni di contenimento delle emissioni di CO2, riusciremo a contenere l’innalzamento delle temperature fino al 2100 di 1 solo grado.

Senza alcun tipo di politica o azione, la temperatura media potrebbe salire di 5 gradi aprendo orizzonti e scenari fantascientifici.

Maggiori precipitazioni al Nord e sempre meno al Sud Italia. Settentrione che vedrà un generale aggravamento dei fenomeni estremi (nubifragi) e del dissesto idrogeologico, mentre nel Meridione una costante e sempre più intensa desertificazione.

L’estremizzazione del clima potrebbe portare, inoltre, ad un aumento dei giorni di caldo torrido (+40°C) fino a 18 giorni in più rispetto ad oggi, appesantendo il sistema energetico già fortemente compromesso dall’uso intensivo di condizionatori, senza contare l’incremento del rischio di incendi. Blackout, fenomeni estremi e scarsità d’acqua. Come recitavano gli AC/DC, Highway to Hell.

Può la montagna essere la soluzione?

Vivendo in contesto alpino e di media montagna, mi sono reso conto dell’aumento generale delle temperature, della comparsa di fenomeni atmosferici sempre più violenti e della modificazione della morfologia del territorio in un lasso relativamente breve di tempo. La montagna che vedevo da ragazzino non è più la montagna che vedo oggi: la neve è sempre più sporadica, la linea degli alberi si alza e gli animali in quota mischiano i loro spazi con altre specie che prima non si spingevano a certe quote.

Uno degli esempi più eclatanti sono le precipitazioni invernali: nevicate sempre più rare e concentrate, temperature mediamente più alte con i periodo di freddo intenso (fino a -15°C) sempre più corte. D’altro canto, l’estate è diventata sempre più calda, torrida con temporali estivi quasi quotidiani. Tutto si ripercuote sulla salute dei ghiacciai, riserva idrica vitale non solo per gli abitanti ma anche per chi, più a valle, ne sfrutta le risorse per agricoltura, industria e produzione di energia.

Come si può facilmente immaginare, questi cambiamenti hanno forti impatti sotto tutti i punti di vista della vita di chi abita queste valli e chi lo nega è miope o in malafede. Come probabilmente avrà notato chi, come me, vive la montagna, modificandosi l’ambiente circostante, si modifica di fatto l’habitat di specie animali e vegetali ma anche morfologia, sistemi produttivi, urbanizzazione ed economia.

I migranti verticali

Il climatologo e meteorologo Luca Mercalli ha decine di pubblicazioni nelle quali affronta la tematica, giungendo tra le altre conclusioni, che la montagna può essere rifugio mitigare e fuggire, per quanto possibile, i problemi del riscaldamento globale in città. Tema che ha vissuto in prima persona e raccontato nel suo ultimo libro Salire in montagna. Prendere quota per sfuggire al riscaldamento globale nel quale racconta la sua esperienza di migrante verticale.

Abitando la montagna, credo che questa soluzione sia perseguibile ma purtroppo non per la maggioranza delle persone: oltre alle pure questioni legate allo spazio – la montagna non è pianura e non può essere “ottimizzata” garantendo un’alta densità abitativa – vivere in montagna è tutt’altro che semplice. La montagna implica compromessi che un cittadino difficilmente potrebbe accettare se non forte di una solida convinzione (logistica, trasporti, servizi, ecc). Tuttavia, è innegabile che potrebbe essere una soluzione. 

Come ci si prepara al cambiamento climatico?

Per tornare alla domanda iniziale, per prepararsi ad affrontare il cambiamento climatico – oltre a lavorare per ridurre le emissioni controllando il fenomeno – ci si deve preparare a subirne le ripercussioni. In prima battuta, è necessario individuare lo scenario tendenziale abbinando una strategia di massima. A mia modesta opinione, si dovrebbe procedere creando uno schema ad albero per definire le alternative possibili. Semplificando moltissimo, dovremo affrontare uno scenario caldo o scenario freddo? Se caldo, desertificazione o tropicalizzazione? Se freddo glaciazione o forti precipitazioni? 

Ciascuno di questi nodi comporta, appunto, una strategia di fondo: in caso di tendenza al caldo le azioni da mettere in atto saranno sicuramente differenti da quelle di uno scenario freddo. Nella pratica come fare? Beh, credo che sia il caso di dedicare degli approfondimenti dedicati per questi temi.

Se sei interessato ad approfondire questo argomento, visita il forum di Portale Sopravvivenza: all’interno troverai una sezione dedicata al Cambiamento Climatico. Parliamone li!

Fonti:

Foto di Valdemaras D. da Pexels

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