Il tutorial che ti presento oggi non ti farà venire il mal di testa con formule scientifiche astruse, bensì è un piccolo hack che, alla fine della lettura, ti farà probabilmente commentare: “che gran figata!”. Stiamo parlando di un oggetto iconico è meglio conosciuto come la celebre “torcia a L” dell’esercito USA (detta anche a pipa), il cui design, è rimasto praticamente invariato per quasi un secolo (wtf?!), superando la prova di numerose guerre! Certo, nel tempo ci sono stati dei miglioramenti nei materiali, ma il primo esemplare di questo capolavoro di semplicità e indistruttibilità risale al 1927.
L’obiettivo è costruire un piccolo kit di sopravvivenza veramente essenziale, posto all’interno di questa torcia, che andrò a modificare e migliorare!
Visto che amo complicarmi la vita, mi ostinerò a farlo su una delle migliori torce mai concepite: la vecchissima ma indistruttibile FULTON MX991/U.
D’altronde, se qualcosa rimane in uso e produzione per così tanto tempo, non può certo mancare alla lista della spesa per un ipotetico scenario di emergenza, o un più semplice uso da campeggio.
La torcia a L dell’esercito USA
Resa celebre da numerosi film di guerra, questa torcia che tutti sanno riconoscere a vista, si chiama, nel suo aggiornamento più recente, MX-991/U (che comunque risale intorno al 1970, cinquant’anni buoni!). Prodotta dalle americane FULTON o GT PRICE, si può reperire a poco prezzo, nuova o usata, in vari negozi online.
A meno che la tua intenzione non sia di usarla soltanto per scopi ludici (campeggio con gli amici o semplici escursioni), ti sconsiglio gli esemplari “tarocchi”, tipo i cloni Mil-Tec perché, a confronto, la qualità inferiore dei materiali risulta evidente.
Giova sapere che i modelli col codice TL-122, esteticamente identici, appartengono alla generazione precedente alle MX-991/U e sebbene abbiano servito in tre grosse guerre sono un po’ meno resistenti agli urti e all’acqua rispetto ai più evoluti MX-991/U, dove la “U” indica Underwater.
Esiste anche la variante MX-212/U, che oltre ai miglioramenti della 991 dovrebbe essere anche antistatica e antiscoppio- ma queste sono informazioni che ho reperito frammentariamente in rete e di cui non posso dare riscontro.
Mi sono permesso di effettuare uno sbrigativo stress test di comparazione distruttiva tra una vecchia TL-122 e una replica Mil-Tec (impermeabilità, immersione, caduta e urti): in ogni casistica, queste ultime si sono rivelate meno resistenti.

Il modello originale utilizza una semplice lampadina a incandescenza e si alimenta con due pesanti (e costose) pile alcaline di tipo D (le “pile torcia”). La gittata luminosa utile è di circa 30 metri per circa 30 lumen di output. Il corpo è completamente impermeabile grazie a delle semplici guarnizioni (sostituibili in caso di bisogno) poste nei punti di avvitamento.
In sé non è antiurto, ma la mescola plastica di cui è fatta e l’estrema essenzialità dei circuiti interni la rendono praticamente indistruttibile, salvo schiacciarla sotto un automezzo o impegnarsi appositamente per distruggerla.
Così com’è, l’autonomia è di circa 10-12 ore prima del dimezzamento della luminosità: nonostante oggigiorno sia una prestazione deludente (visto il costo delle pile), ci sono ottimi margini di miglioramento come ti mostrerò di seguito!
Struttura della torcia a L
La lampadina usa il vecchio e reperibilissimo innesto di tipo P13.5S, e, sorpresa numero uno, all’interno del tappo inferiore che si svita per inserire le pile, se si sfila la robusta molla di contrasto si trova un alloggiamento per una lampadina di riserva.
Non solo, svitando la parte inferiore di questo tappo, si scopre un altro minuscolo scomparto dove sono alloggiati dei filtri colorati per le segnalazioni o la minor riconoscibilità notturna (rosso, blu e in alcuni modelli anche verde o bianco smerigliato). Questi filtri si montano svitando la ghiera che si trova davanti alla normale lente, e sovrapponendoli ad essa per poi richiudere.
La torcia è inoltre dotata di un comodo gancio per attaccarla a tasche o cinture, e di un anello a incastro sul fondo, per appenderla capovolta a fili o ganci.
Come hackerare una torcia a L
Mi sono chiesto: sarebbe possibile aumentare l’autonomia di 5-10 volte e, al contempo, ridurre il peso magari infilandoci dentro qualche accessorio per le emergenze? Domanda a cui ho dato una risposta concreta! 😉
Metti un LED nel motore
Il primo passo è semplicissimo: procurati un bulbo a LED con innesto P13.5S e sostituiscilo alla lampadina originale. Ne ho provati ben 8 modelli diversi, tutti acquistati su Aliexpress a circa 1-2 euro cad, oppure su Amazon ad un prezzo leggermente superiore.
Dei modelli provati erano disponibili quattro diverse potenze: 0,5, 1, 3 e 5 Watt e con due diversi colori: luce fredda bianca a gradazione 4000-6000 K, e luce calda intorno ai 2700-3000 K.
Quale LED scegliere?
Se il tuo obiettivo è la massima autonomia possibile – senza scendere a compromessi – e se sei disposto a sacrificare qualche metro di raggio, un LED bianco da 0,5 Watt è la scelta migliore: l’autonomia rasenta la bellezza di 70 ore, per circa 40 lumen, che tradotto, significa avere un’intensità simile alla lampadina originale.
Con i bulbi da 1 e 3 Watt la luce aumenta e, di conseguenza il consumo, anche se non perfettamente in proporzione: circa 80 lumen garantiscono 30 ore di autonomia con 1 Watt, mentre con circa 120 lumen si passa a 10 ore di autonomia con 3 Watt (dati misurati con una cella 18650 da 2400 mAh).
Quale temperatura colore scegliere?
Riguardo il colore della luce, non è solo questione di estetica: le luci fredde hanno un rendimento migliore in termini di lumen per Watt, ma come è noto tendono a stancare gli occhi e ad alterare la percezione della profondità. Di contro, le luci calde hanno un minore rendimento energetico a parità di consumo, ma risultano meno stancanti.
Tutti questi LED si alimentano tra i 3V e i 12V con le normali pile D.
Pile usa e getta? GIAMMAI!
(Nota per i LED da 5 Watt: purtroppo richiedono di essere alimentati tra 6 e 24 Volt. La luminosità è eccezionale, ma richiedono una diversa modifica della torcia, che spiegheremo a fine articolo)
Adattiamo le batterie 18650 per la torcia a L
“If you wanna play the game, boy, you gotta learn to play it right”
K. Rogers
Pile usa e getta oppure ricaricabili? Questo è il dilemma. I benefici delle usa e getta sono l’essere sempre pronte all’uso, tuttavia le D alcaline sono pesanti, costano parecchio e sono comunque soggette a scadenza, per cui ha poco senso accumularne sei dozzine in cantina.
Per non parlare delle D ricaricabili al Ni-Mh: costano il doppio e hanno performance davvero deludenti soprattutto d’inverno, dove perdono fino al 70% di efficienza per colpa della loro sensibilità alle basse temperature, salvo provenire dalle produzioni più recenti delle marche migliori.
Come abbiamo spiegato nell’articolo dedicato all’energia d’emergenza, una scelta brillante è l’uso di celle 18650 al litio: ricaricabili, leggere e potentissime. Inoltre, una sola 18650 pesa meno di 50 grammi e fa il lavoro di due pile D, il cui peso complessivo è di 300 grammi! C’è un problema però: le dimensioni. Una cella al litio è troppo corta per fare contatto, pertanto è necessario adattarla.
Materiali necessari per adattare una 18650 alla torcia
- 12 cm di guaina isolante per tubature, sezione 18-19 mm;
- 1 molla metallica lunga circa 7-8 cm (9-10 cm se è molto morbida), meglio se placcata in rame. Puoi effettuare tale placcatura in casa con l’elettrolisi, se lo desideri;
- Ritaglio di lamierino da sagomare o meglio un fondello di cartuccia da fucile calibro 12;
- Nastro isolante.
Procedimento
Recupera una cartuccia sparata calibro 12 (o un bossolo vergine non innescato): il fondello metallico è eccellente per la sua forma e dimensioni mentre la placcatura in ottone ne fa un buon conduttore.
Estrarre la capsula d’innesco da una cartuccia calibro 12
Innanzitutto, devi eliminare la capsula di innesco, così da liberare il foro in cui alloggia (ved. foto). Un metodo semplicissimo consiste nel porre la cartuccia in piedi sopra due assicelle leggermente separate tra loro, in modo che essa appoggi solo sui bordi, poi inserisci dall’alto un grosso chiodo o un cacciavite a stella e dai qualche colpo leggero di martelletto per espellere la capsula.
Fissa il corpo in plastica della cartuccia a testa in giù dentro una morsa, stringendo il più possibile e senza preoccuparti delle eventuali deformazioni. Afferra il fondello metallico che sporge usando una pinza a pappagallo, regolata in ampiezza per abbracciarlo senza stritolarlo.
A questo punto fai leva e gioca finché il fondello non sarà estratto! Potrebbe volerci una certa forza, in quando il corpo plastico è ancorato al fondello metallico per mezzo di un buscione, ossia un tappo in plastica che fa tenuta dall’interno.
Adesso avvita il fondello sulla molla come in fotografia, sfruttando il foro d’innesco, e inserisci il tutto nel pezzo di tubo guaina.
Se la molla è troppo lunga non farti problemi a tagliare qualche spira per adattarla. Se disponi di molle troppo corte, puoi anche gemellarle avvitandole una contro l’altra. Usa del nastro isolante per fissare il fondello al tubo, in modo che la pressione della molla non lo espella!

Se non riesci a reperire dei bossoli calibro 12 vuoti, usa del lamierino tipo quello delle lattine per bibite – stando attento a non tagliarti – sagomandolo e forandolo su necessità. Ricordati di grattare via per bene tutta la vernice che lo decora, con una limetta, della carta vetrata o una pietra. Seppur sia una soluzione efficace, non darà però gli stessi risultati del fondello in ottone.
Finito! basta inserire una cella 18650 nell’adattatore che hai appena fabbricato, col polo negativo (-) rivolto verso la molla e avrai risolto il problema!
Carica la torcia assicurandoti di fare contatto tra il fondello del tuo adattatore e la molla di contrasto del tappo di chiusura.
Aggiungere un kit di sopravvivenza
Hai convertito la FULTON per usare LED e celle 18650, ma ora ti accorgi che all’interno del corpo principale abbiamo guadagnato un po’ di volume inutilizzato, così come potresti sfruttare meglio i due scomparti avvitati nel tappo.
Ecco l’allestimento di chi scrive:

Nello scomparto inferiore puoi allineare una dozzina di fiammiferi, “non di sicurezza”, capaci di accendersi persino contro le suole o i jeans. Li puoi impermeabilizzare intingendoli per 5-10 mm dentro la cera liquida, tagliandoli uno per uno così da adattarsi meglio alla sagoma rotonda dello scomparto.
Io ho scelto di sacrificare un paio di fiammiferi in favore del filo di rame completamente spelato, sempre utile in mille occasioni (non ultima la manutenzione d’emergenza di questa robustissima torcia).
Copri poi i fiammiferi con il dischetto di filtro rosso; gli altri filtri sono sacrificabili in favore di altro, per esempio doppia lametta da rasoio imbustata e un ritaglio di carta vetrata opportunamente sagomata.
Nello scomparto per il bulbo di riserva puoi scegliere se inserire il medesimo (magari di potenza differente: uno 0,5 Watt nella torcia e un 3W nella riserva!).
In alternativa puoi rompere le alette interne per guadagnare un buon volume in cui inserire 1-2 cerotti, 1-2 capsule potabilizzatrici per acqua e una pastiglia di paracetamolo da 1000 mg che è sempre un valido analgesico. Dato lo spazio limitato, assicurati di non danneggiare gli involucri di queste risorse da primo soccorso!
Infine, lungo il tubo di alloggiamento della batteria, puoi avvolgere all’adattatore della lenza da pesca con due o tre ami di diversa misura. Ok, lo confesso: fossimo negli USA forse avrebbe davvero senso, ma in Italia ammettiamo che è quasi una barzelletta. Aggiungi poi una banconota o due, ben arrotolate e gli immancabili 7 metri di paracord.
In alternativa, se proprio vuoi esagerare, puoi infilare una coperta termica d’emergenza, quelle in lamina di alluminio per intenderci.
Adesso hai tra le mani una torcia resistentissima, di grande autonomia, con dentro un mini kit per emergenze. Basterà averla sempre con in auto o nello zaino per e sarà un valido EDC!
È tutto, o quasi.
Come modificare la torcia per i LED da 5 Watt?
Tornando al discorso dei LED da 5 Watt, mi sento di raccomandarli per il solo campeggio ed escursionismo da weekend. Questo per i seguenti motivi:
- Poiché richiedono 6-24 Volt, per farli funzionare devi mettere in serie ben 2 celle 18650 e per motivi di lunghezza il solo modo di riuscirci impone di eliminare lo scomparto per il bulbo di riserva/primo soccorso, lasciando soltanto la grossa molla di contrasto: guadagni potenza luminosa sacrificando della preziosa versatilità.
- Nonostante il problema delle due celle 18650 sarebbe risolvibile mettendo due celle 16340 in serie (una dietro l’altra) nell’adattatore per le 18650, l’autonomia che ne risulta rasenterebbe l’inutilizzabilità;
- L’autonomia sarebbe relativamente bassa: 4 ore scarse prima che la luminosità inizi a calare: a fronte di un test eseguito con celle 18650 di recupero da 2600 mAh nominali, sebbene l’output luminoso tocchi i rispettabilissimi 400-450 lumen (dati reperiti nel web e calcolati su carta), con 2 celle 16340 in serie, (capacità nominale di 880 mAh), l’autonomia sfiora a malapena un’ora: una soluzione da bocciare senza se e senza ma.
- In caso di emergenza, avendo due sole celle, credo che sia meglio tenerne una di riserva piuttosto che consumarne due assieme.
Ritengo quindi che questi ostacoli rendano i 5W troppo poco versatili per uno scenario SHTF, fatto salvo il caso in cui si abbia bisogno di potenza luminosa per le segnalazioni, ma sono una scelta buona per usi da svago e informali. Nell’eventualità di segnalazioni, i bulbi LED a luce calda (2700-3000 Kelvin) si sono dimostrati molto soddisfacenti.
Raddoppiare l’autonomia
La sola alternativa tollerabile – e forse raccomandabile – al sacrificio dello scomparto sotto-molla è l’adozione di due celle 18650 poste in parallelo nell’alimentare un LED da 0,5, 1 o 3 Watt, perché questo ne raddoppia l’autonomia! L’allestimento in parallelo richiede un po’ di manualità, ma ti propongo di seguito lo schema e la fotografia del risultato.


L’importante è collegare tra loro i due poli positivi, e separatamente i due poli negativi. Poiché il pacco batteria sarà costituito da due celle poste in fila, sarà importantissimo assicurarti che esse non siano a contatto di testa contro coda! Puoi incidere la guaina a metà altezza e infilare un dischetto isolante, per esempio.
Troppo complicato? O non vuoi rinunciare a quello scomparto sottomolla? Portati dietro una 18650 di riserva, eventualmente incartata nel nylon e nastrata attorno alla torcia!
In fondo, come dicono gli americani: K.I.S.S.- Keep It Simple and Stupid.
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2 commenti
Ciao! ho letto con attenzione e piacere l’articolo, e mi sovviene un suggerimento, se è opportuno. Per quanto riguarda l’inserire un led da 5w, si potrebbe usare una batteria li-po da 7,4v del tipo da aereomodellismo o softair?
un saluto.
Stefano
Ciao Stefano!
La tua domanda è interessante. La risposta breve è sì, in TEORIA sì.
La risposta tecnica è che:
1) Le Lipo da 7.4 sono costituite da due celle da 3.7 in serie, il che significa che ogni cella è analoga a una li-ion 18650. Insomma, una LiPo a piena carica eroga 8,4 Volt. Se hai dei Led capaci di digerire questa tensione (es. i 3-18V o i 6-24V), possono andare benissimo!
2) Purtroppo le LiPo, anche se sono più stabili delle 18650 (cioè hanno una maggiore capacità di scarica continua: è il valore “C”), hanno una densità energetica inferiore di un buon 30%: ricordo di avere avuto tra le mani una mini LiPo da 45 grammi, poco più piccola di una 18650, che aveva la misera capacità nominale di 750 mAh, cioè Addirittura il 70% in meno!
3) Le Lipo, come tutte le batterie per softair e modellismo, si connettono tramite spinotti o attacchi tipo tamiya: un bel casino per collegarle a una torcia che necessita del classico + in testa e – in coda! A voler fare un esercizio di stile potresti saldare a stagno un cavetto rosso sul fondo + e un cavetto nero sulla molla del tappo (-), lasciandoli ben più lunghi del necessario, e poi crimparli assieme con un connettore tamiya compatibile con la Lipo.
Il risultato, per quanto creativo, farà comunque schifo perchè avrai ottenuto la compatibilità desiderata al prezzo di un budello di cavi e perdendo il gran beneficio di tutto lo spazio interno da sfruttare.
4) Un metodo alternativo e più semplice potrebbe consistere nello schema che ti allego:
INK A IMGUR di schema per conversione Li-Po
praticamente sposti i poli + e – in testa e in coda, un pò come in una pila normale! ATTENZIONE: è IMPORTANTISSIMO che isoli a dovere i nuovi poli, magari aggiungendo uno spessore tra di essi e il corpo della batteria, per azzerare il rischio di un contatto termico o elettrico. Per creare le nuove basi di contatto, potresti forare delle comunissime monetine da 1-2 cent, o usare delle semplici rondelle. Ovviamente il miglior conduttore resta il rame, per cui se riesci a ritagliarti due pezzi di lamiera ramata è l’ideale. Da smanettone che sono, mi sono procurato una vecchia pentola di rame in un mercatino di strada e quando mi serve ne taglio via pezzi di forma e necessità varia.
Non è nemmeno necessario incastrare un secondo connettore, anche se sarebbe la cosa migliore. In emergenza, puoi infilare due fili spelati a contatto coi due spinotti del connettore, e dargli un punto di colla o una robusta stretta di nastro, ma ripeto: fallo solo in emergenza e assicurati al 10000% di non creare cortocircuiti accidentali.
Con questa trasformazione, la Lipo può entrare nella torcia e fare contatto coi suoi capi di testa e coda (n.b. se la lipo è corta, sarà necessario usare una molla o un tubo-guida come spiegato nel mio articolo).
Spero di esserti stato d’aiuto.